Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/144

Da Wikisource.
142

di obbrobrio d’ipocrita repulsa, la povera ingannata che la umiliazione di fanciulla sopportava col coraggio di madre. Queste cose ho voluto dire, perchè a’ miei tempi e ne’ miei paesi il sacramento del matrimonio adoperavasi a guisa di patente per esercitarsi negli adulterii con civile decenza; le fanciulle poi all’opposto tenevansi in conto di Vestali; chiunque cascasse doveva essere sepolta viva.

In quanto concerne la Carità del prossimo basti ricordare le Cornacchie di Messina, infermiere della congiunta ferita, mediche, vegliatrici indefesse le quali, poichè Dio la ebbe destinata ad altri sensi, prefiche inconsolabili ne cantarono l’esequie e le dettero sepoltura onorevole a piè di un frassino mentre le sue figliuole, ahi misere! su la materna tomba vinte di angoscia col cuore lacero perivano484.

Io non lo nego, me ne guardi Dio, le suore della Carità furono un bel vanto presso gli uomini, e potrei anche dire che la più amorosa fra loro ebbe nome da una Bestia, carissima e soavissima se voi, ma pur Bestia: infatti la suora inglese che tanto si distinse nella guerra di Crimea non si chiamò Nightingale? E Nightingale non significa egli Rosignolo? Ma non lo dico sospettando che vogliano appuntarmi di andarle a cercare col lumicino: dirò soltanto, che non tutte le donne furono di certo suore di Carità e mi pare di mostrarmi discreto: elleno compo-