Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/146

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contravano i cadaveri derelitti per le macchie, con paglie, musco e foglie secche cuoprirono togliendoli alle fiere e all’aere maligno486. Certo veruna creatura al mondo osservò meglio dei Pettirossi il precetto di Gesù Cristo di rendere bene per male; e tu avverti, che anche prima della venuta di Cristo così fiorita carità praticavano, epperò senza precetto e senza neppure consiglio osservarono ciò, che gli uomini ammoniti e comandati aborrirono sempre. Il sommo dei poeti britanni non tacque di questo loro pregio e con versi divini ch’io, come posso, m’ingegno voltare nel caro idioma materno, lo celebrò:

. . . . . . . . . . . Coi più bei fiori,
Finchè dura la estate ed io pur viva,
La trista fossa allieterò, Fedele,
Nè fie che manchi il pallido verbasco
Che alla tua morta guancia si assomiglia,
Nè il pari alle tue vene azzurro bàccaro,
Nè de’ tuoi fiati meno olente assai
La cara foglia dell’agreste rosa.
E laddove io non sia, pietoso il becco
Del Pettirosso (o becco, onta all’avaro
Rede, che lascia l’anima del padre
Un degno avello supplicare invano!)
Le foglie ti verrà recando e i fiori:
E allorchè i fiori cessano e le foglie
Par che piangano il sol che manca in cielo,
Di molli muschi cuopriranno il tuo
Cadavere Infelice487.

Immemori gli uomini del divino eloquio di Marco Tullio Cicerone, mentre lo cercano