Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/153

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gia, ce lo seguita il Delfino, e quivi, preso in orrore il malauroso elemento, a canto a quello esala lo spirito497. L’Aquila di Pirro re, vistolo morto, abborrito il cibo, desiderò accompagnarlo nel sepolcro498. Dell’Aquila della fanciulla di Sesto, che le sue volle mescere con le ceneri di quella, già tenni proposito. Così pure fra gli Elefanti si celebra Aiace, prode compagno del virtuoso Poro, il quale trasportò fuori dalla pugna il suo padrone contendente invano contro Alessandro magno, e poichè lo ebbe deposto esanime sul terreno e liberato dalle molte freccie ficcategli dentro al corpo, sopraffatto anch’egli dalle piaghe e dal trambasciamento, al suo fianco spirò499. Meno illustre, non meno fedele l’Elefante Nicone, nello assalto di Argo dove morì il re di Pirro, studiando riavere il suo reggitore, mandò sottosopra così amici come nemici, e ricuperatone finalmente il cadavere, se lo tolse sopra le zanne, correndo poi per furore fatto vesano a deporlo in luogo sicuro500. Nella famiglia dei Cavalli per antica celebrità era illustre il Destriere Scita che, visto il vincitore accostarsi per ispogliare il padrone spento in battaglia, lacerandolo co’ morsi e calpestandolo ridusse informe massa di fango insanguinato501: al pari di questo merita l’onore della memoria il Cavallo di Antioco, che salito da Centerato di Galazia omicida di lui, poichè