Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/155

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dalla quale usciva per non averla potuta rivendicare in Libertà. La fama impone obblighi ardui; nè io affermo superiori al coraggio di donna, bensì al comune delle donne: onde se fossimo a tempo e se giovasse, io consiglierei le femmine a interrogare bene l’anima propria prima di mettersi dentro eventi difficili e per duraturo fastidio affannosi, e laddove non se la sentano tetragona rimangansi, che bene avrà sempre meritato la femmina del consorzio civile e della sua famiglia, se non avrà dato a dire di sè in bene, nè in male, secondo quello che ne sentenziò l’antico Teofrasto. La violetta, per crescere all’ombra del cespuglio, non si pregia meno, nè si ama, e colta con diligenza esala pudicamente il suo profumo davanti la immagine domestica della Madre di Gesù: ed anco questo è fine desiderabile. Ora adunque nella relazione del suo pellegrinaggio in Oriente la Principessa racconta come cavalcando fra Latakia e l’Anatolia sopra un Cavallo arabo chiamato Kur o Bianco, arrivata che fu presso a certo colle, non lo potesse più tenere nonostante gli sforzi, sicchè improvvida di ogni partito lo lasciò in sua balia: allora il Cavallo su in linea ritta prese ad erpicarsi pel monte, e salito in vetta, a dirupare giù per fratte e per burroni spaventosi: come piacque, a Dio venuto a valle, andò difilato incontro ad un altro