Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/156

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Cavallo che dall’altra parte comparve: riconosciutisi entrambi incominciarono a saltellare, a nitrire, e su le deretane gambe rizzati sporgersi quelle davanti come due gentiluomini inglesi che, dopo molta lontananza, corrono a squassarsi, a rotta di scapole, le mani. Maravigliando, poi seppe la Principessa, come conterranei fossero questi Cavalli, amici di lunga data e per bontà di lignaggio dotati di sensi squisiti, atti a riconoscere gli Animali e i luoghi di loro usanza.

La umanità dei Cani passa il segno: ci sarebbe materia per parecchi volumi; così in iscorcio mi sia concesso ricordare di alcuni, perchè davvero le cose operate da loro in pro degli uomini rendonmi superbo di essere nato Bestia, non uomo. In quanto ad Argo, cane di quel mascagno d’Ulisse, che attese il ritorno del padrone per leccargli la mano e spirare, io mi rimetto all’Odissea di Omero, confessando volentieri che, cantato da cotesta tromba divina, può passarsi del mio raglio. Il Poeta Pope compose versi intorno alla strenua fedeltà del suo, che dal coltello del sicario gli salvò la vita; però anche questo non ha bisogno di me. Solino, continuatore di Plinio, ci fa sapere la virtù del cane di Sulpizio, il quale seguitò il padrone al patibolo, e quando vide dal mozzo tronco sgorgare il sangue di lui, cieco di furore si avventò contro il