Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/157

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carnefice, stracciandogli le carni: in seguito, tenendo dietro a coloro che portavano il cadavere, poichè l’ebbero gettato nel Tevere, volle generoso la sepoltura comune con quello dentro ai gorghi del fiume: Cane galantuomo, Cane al tutto degno di essere nato gemello coll’altro del servo di Sabino, del quale ho già discorso, e ne sospettai; però ne scrissi a quel dottissimo Cardinale Mai che ne facesse ricerca nella Vaticana; e se la morte non lo rapiva al desiderio dei buoni, io so, che sarebbe venuto a capo di questa fatica lodevolissima. Chi ridirà tutti gli atti d’amore, di carità, di fede della schiatta canina? Mi ci vorrebbero, e chi sa se bastassero, le cento lingue di ferro e i cento petti di bronzo invocati da Omero per celebrare le ribalderie di cotesti suoi tagliacantoni Argivi, che a furia di splendore di canto ci vuole dare ad intendere, che fossero stinchi di santi e d’eroi. Pagherei un orecchio a non essere entrato in cosiffatto selceto; ma poichè ci sono, m’ingegnerò cavarne, come meglio posso, le gambe. Fino i putti delle scuole di Rettorica conoscevano il caso del Cane di Santippo padre di Pericle, il quale non sopportando rimanersi derelitto in Atene, lo seguitò notando a Salamina, di cui attinta la spiaggia affranto dall’angoscia morì505. I Cani di Pirro (e notate quanto era in grazia questo guerriero alle Bestie) come pure quelli