Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/165

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Nè portando unicamente il vino bevo acqua, ma porto grano, orzo, di ogni sorte elettissime biade altresì e mi contento di paglia. Tu re dichiara se io mai ti venissi a tabellare co’ memoriali dintorno onde tu mi promovessi a più comodo stato, e fieno invece di paglia tu mi mettessi nella greppia, come costumavano ogni giorno le marmeggie degli stati, con parola forestiera detti impiegati. Agli uomini male incolse sovente di cercar miglior pane che di grano: Asino esperto stetti soddisfatto alla paglia e ad un po’ di erba quando capitava. Nonostante che queste verità si leggessero nei boccali di Montelupo, anche qui mi fece ostacolo la emulazione umana, e non potendo vantare la temperanza propria negarono la mia: a tale intento misero fuori la voce, che un Asino ingordo avendo sbirciato nel tinello del filosofo Filemone un bacile di argento pieno di fichi fiori si pose a mangiarli con sì ridicole smorfie, che le più strane non furono mai fatte al mondo; per modo che entrato in cotesto punto il filosofo, e visto il caso, tale lo colse irrefrenabile un riso, che senza sacramenti, in compendio, come si dice crepò. Così di questa avventura l’incerto poeta:

Poi con che grazia mangia, e con che lena
     Filemon cel potrebbe raccontare,
     Ma ridendo morì senz’altra pena,