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Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/217

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O della tirannide domestica inflessibili e metuendi avversatori!

Io confesso senza corda avervi offeso: me ne pento e me ne dolgo: mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa!

Col canapo al collo, facendo delle braccia croce, piangente e gemente io vi domando misericordia per amore di Dio. Quando papa Gregorio e la Contessa Matilde videro Arrigo umiliato fino alla polvere, sentirono di lui pietà. O gente moderata, per avventura sapreste voi perdonare meno di una donna e di un prete?

Codardi, conoscendovi io vi spregiava ed ebbi torto. Un giorno il vostro Genio agguantandomi il mento lo drizzò di uno strettone verso il cielo, e disse: guarda!

Avendo levato gli occhi in su, ecco mi apparve una botte grande quanto il sole quando tramonta, e immense nuvole buie le si stipavano dintorno.

Allora la voce del Genio mi ammonì con queste parole: la botte che tu vedi, contiene tutto il vino puro da Noè fino a oggi guasto dai moderati per loro uso: coteste nuvole sono le anime loro convertite in Moscerini, che vengono a deliziarsi nell’opera illustre.

Io non vi credeva cotanto poderosi, in verità io non vi credeva; chinai però vinta la faccia pensando: la moltitudine dei Moscerini vinse una volta a Nisibia lo esercito