Vai al contenuto

Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/218

Da Wikisource.
216

di Sapore re della Persia, e il raccapriccio percorse le ossa.

E di nuovo mi fu detto: leva le ciglia in su; ed io le levai e vidi frotte di preti riformatori, di giudici liberali, di cortigiani patriotti, d’impiegati costituzionali, di soprastanti filantropi, di sbirri progressisti di spie umanitarie, ed io esclamai: com’entrano gli ebrei co’ sammaritani? Ma il Genio di rimando: sono tutti una minestra e fratelli ascritti all’arciconfraternita dei Gesuiti riformati.

Battevano le ale variegate di più maniere colori a destra e a sinistra, sicchè, mirabile a dirsi! nelle volubili ruote del volo irrequieto ora mi apparvero rossi e bianchi, ora bianchi, verdi e rossi, ora tutti rossi, ora tutti neri, e per colmo d’infamia anche neri e gialli.

Co’ vanni aperti e fermi tendevano verso certa collina dove era stato fatto un trofeo di drappelloni di calunnie, di alabarde d’invidie, spade, stocchi e pugnali di astiosa mediocrità frammezzati con le foglie della cicuta, donde estrassero il sugo che bevve Socrate: vi si vedeva eziandio la clava con la quale Caino ammazzò Abele; di qua e di là pendevano dalle bandiere le chiavi di Faenza consegnate dal traditore Truffaldino e sul terreno stavano ammonticchiate a similitudine di palle da bombarda le frutta da frate Alberigo imbandite ai suoi consorti: