Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/22

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di rimando: Sire, considerate che in quel punto come ambasciatore io rappresentasse vostra maestà385.

Senza di me avrebbe mai quel vicario vero di Gesù, il mansueto Sisto V, potuto palesare i tesori della sua misericordia, quando i suoi Giudici (dacchè coloro che pronunziano sentenze si chiamino giudici) condannarono a morte il garzone fiorentino diciassettenne per essersi opposto alla corte, che pretese sequestrare indebitamente un Asino mio congiunto a certo uomo del contado? Al Governatore di Roma, che gli veniva osservando mancare nel giovane l’età stabilita dalla legge per essere messo a morte, il prete pietoso disse: — Ciò non tenga; che noi gli diamo dieci anni dei nostri, affinchè il boia gli mozzi in buona coscienza la testa386! —

Per ultimo, che i’ la vo’ finire, io inspirai a Pippo da Brozzi il famoso consiglio, che dette a Poldo pisano, e il commento che ci fece sopra, quando Bobi del Castrone ne volle essere chiarito. Pippo dunque andando in compagnia di Bubi per le vie di Fiorenza s’imbattè a vedere Poldo pisano, il quale imbestialito contro l’Asino suo, che non voleva più andargli dietro, lo tirava a strettoni per la cavezza e gli veniva urlando negli orecchi certi Arri da assordare una bombarda; ciò non montando a niente gli si fece dallato col maggiore rovello del mondo