Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/28

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buffone venne cacciato di Corte e la passò liscia; il re disse avere cessato le consuete arguzie il buffone e che non sapeva più farlo ridere, e ci credo.

Chi afferma l’uomo nato sotto il segno della libbra dai gusci pari, non dice il vero. Io fino dal momento nel quale egli aperse gli occhi alla luce vidi dentro al guscio diritto prima il peccato originale, poi la morte, le cure, la povertà, il delitto, il servaggio, la follia, l’ebbrezza, la viltà, i presti pubblici, il vaiolo, il male francese con molte altre cose francesi, il cholèra, il papa, i giornali, il tifo, i preti, i giudici, gli sbirri, il carnefice e, più che tutto, affannosa l’Austria e i suoi tiranni, sicchè cigolando calava verso lo inferno, onde, vinto da pietà, per fare meno dispari i gusci, che equilibrarli non poteva, deposi sul manco un fiasco di vino di Chianti, non però di Broglio, chè cotesto è nero e a cui lo gusta guasta il sangue.

Corre diverso il grido intorno allo inventore del vino, occhio della verità, che taluni ne danno il merito a Noè ed altri a Bacco, ma concorde è l’opinione intorno al merito dell’Asino di avere erudito l’uomo nel segreto della potatura delle viti. Di vero io dissi già come in Nauplia mi levassero statue di pietra, però ne tacqui la causa: adesso la dico, e fu appunto per rimeritarmi della rivelata potatura delle viti390.