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Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/50

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cadde che il dì veniente fosse rinvenuto nelle acque un Rosignolo annegato; non ci volle altro, perchè un Abate, tratto di tasca il lapis, scrivesse questa quartina, la quale tradotta in idioma italiano suona:

«Qui Medora cantò: un Rosignuolo
Il giorno appresso ci trovaro estinto;
Si era annegato il povero figliuolo
Preso dall’izza del sentirsi vinto!»

Spampanate oltrealpine! Io so di certo che il Rosignolo morì di calcinaccio. Noi superati dagli uomini, e dove e quando? In Primavera su l’aperta frasca migliaia e migliaia di Uccelli così dolcemente sfogavano l’ardente affetto verso il Padre delle cose, che la Natura stava a bocca aperta ad ascoltarci innamorata dell’opera delle sue dita, ed appena cessavano, i rivi gemevano, le foglie tremando sospiravano insieme pregando tornassimo da capo: non mai, discordi, sempre varii gareggiavamo di giocondezza co’ raggi giovanotti del sole e li vincevamo. A queste stupende melodi, a queste divine armonie, che ardireste di confrontare voi altri? Per avventura i concerti, pei quali Berlioz, raccattando musici in Francia e fuori, come branchi di montoni gli spingeva a Parigi. Chiamavano codesti assembramenti mostri e dovevano dire mostruosi. Misericordia! A chiunque gli udì parve ricevere un semestre anticipato delle pene eterne dell’Inferno.