Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/6

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predicarla in morte, e preso un teschio lo murarono sopra l’uscio del Cenobio con sotto queste parole, come se fosse una sentenza cascata giù dalle sue mascelle ignude:

O tu che guardi in sa
     Io fui come sei tu;
     Tu sarai come son io,
Pensa a questo, e va con Dio.

Questo altro simbolo all’opposto passò il segno, imperciocchè in siffatte materie, più che picchiare sodo, importi picchiare diritto, e spessissimo accade che per il colpo smodato il chiodo sfaldandosi, invece di conficcare, stianti. La Sapienza quando vuole trarre l’uomo per la via della virtù, prega che vadano ad accompagnarla la divina Persuasione, le Grazie e le Muse, e presolo soavemente per la mano di tratto in tratto gli si volge e gli sorride soave. Quell’acciuffare la gente per il collo e, messele le manette ai polsi, strascinarla, non è opera da sapienti, bensì da sbirri. Egli è mestieri insegnare all’uomo i precetti divini come un’armonia già saputa da lui e che adesso abbia dimenticata; però tu fa di sussurrare un suono rotto o due, affinchè l’anima umana ti rispondendo co’ mille suoi echi compisca la cantica. Se vuoi che l’uomo salisca al cielo, dàgli ad intendere ch’egli n’è sceso. Diversamente egli ricalcitra allo sprone; e se talvolta per la soverchia scossa