Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/7

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stupidisce, più spesso inalbera e ribellasi; non ti dimenticare mai che l’uomo e la contradizione nacquero a un parto. Infatti Nerone, invece di ricavare dalla vista dello scheletro argomento di virtù, poichè l’ebbe mostrato ai commensali suoi nel convito descritto da Tito Petronio Arbitro362, ne trasse occasione di spingerli con maggiore efficacia alla intemperanza e alla lussuria prorompendo in questi versi:

«Ahi! miseri, che cosa è l’uomo mai?
     E noi tutti così, poichè siam morti.
     Godiamci dunque e non pensiamo a guai.»

Che se i teschi buttati fuori della fossa dai becchini non eccitarono Amleto allo stravizio e alla lussuria, nemmeno può dirsi che lo avviassero alla contemplazione delle solenni verità le quali hanno valore di sollevare la mente umana alla Patria celeste; anzi dal suo cervello come da boccia di Sciampagna stappata sprillano fuori immagini strane, per giullaresca giocondità non insigni di mesta grandezza, e se io dica il vero il fatto lo dimostri:

AMLETO — «Lo vedi, Orazio, a quali turpi uffici possiamo trovarci destinati? Perchè non ci verrà concesso di tenere dietro con la immaginazione alla nobile polvere di Alessandro Magno, finchè non la troviamo a turare il cocchiume di una botte?»