Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/64

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tanto, indole di beneficii senza cura di anime, i quali possono comularsi sopra la medesima testa. Da per tutto fronti dove si poteva battere moneta; da per tutto impudenza da fare svenire di vergogna la sfacciataggine stessa; da per tutto ignoranza da misurarsi su la stadera dell’Elba, di cui la prima tacca è sul mille, non curando i fischi del mondo, condannarono di lesa maestà gente e popoli traditi per conto di principi ipocritamente traditori. Insomma si venne a tale, che il popolo, il quale senza accorgersene è la coscienza dei tempi, quello che fosse diventata la giustizia, significò col chiamare giustiza opera del boia e giustiziato il misero condotto e guastarsi.

Qual meraviglia pertanto se in questo finale giudizio abbiamo veduto andare all’inferno non pure giudici tristi, ma a dozzine anco quelli, che nell’altra vita passarono per buoni? La doveva andare così: badate, le mille volte io gli ammoniva, tutti i nodi giungono al pettine — non vollero dare retta, peggio per loro! E sì che oltre i miei documenti, i quali pure avevano a bastare, non mancarono loro quelli di persone religiose, anzi sante. Narrasi dalla Cronaca dei Minori osservanti416 come ci fosse una volta un solennissimo dottor in utroque jure, il quale teneva ragione a Civita Castellana in nome del papa. Ora accadde che certa sera standosene egli col capo appoggiato alla finestra