Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/65

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del pretorio prospettando la sottoposta campagna per riposarsi delle fatiche del corpo gli venisse fatto vedere un garzone porcaio, che si dava il maggiore affanno del mondo per ridurre i Maiali allo stabbio, ma quegli non ci riusciva. In questa eccoti sopraggiungere un compagno del garzone di faccia sinistra e di maniera acerba che, visto lo impaccio di lui, incominciò a garrirlo dicendo: che Dio ti mandi il mal giorno e il male anno, omai ti se’ fatto grandicello e contando degli anni più di nove non hai anco appreso l’arte di fare rientrare i Maiali nello stabbio? Dà retta, girellone che le lo insegnerò io. Allora voltatosi alla mandra dei Porci in guisa che sentissero tutti, si mise a gridare: — Maiali, Maiali, entrate nel porcile nel modo stesso, col quale i Giudici entreranno nell’inferno. — Stupendo a un punto e terribile a dirsi! Appena egli ebbe profferito cotesto scongiuro, i Porci a scavezzacollo traboccarono in fretta contro lo stabbio provandosi vincere l’uno l’altro con tanta furia che fra loro urtavansi e mandavano sossopra; taluni ebbero ammaccate le costole fra gli stipiti, altri si ruppero il grifo; ci fu perfino chi crepò di botto. Il Giudice preso da paura e parendogli, come veramente egli era, cotesto, avviso di Dio, renunciato tosto l’ufficio si ritirò dal mondo rendendosi frate nella regola, dei Minori osservanti di San