Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/82

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figliuola e il capo di Appio Claudio. Infatti passata un po’ di rassegna nella famiglia degli Animali, trovai, che quantunque i Bruchi, i Cani di Mistra e le Formiche si reggessero a Repubblica vivendo insieme senza capi e del continuo vaganti423, e le Api a monarchia, tuttavolta gli uni e le altre lietamente passavano il tramite vitale assegnato loro dalla Natura perchè nelle voglie parchi, di retti appetiti, non ingiusti, non ladri e, quello che pareva anco più efficace alla duratura loro prosperità, inconsapevoli di sacerdoti, di soldati e di giudici. Le Api però si mantennero contente della monarchia a questo patto che, educati parecchi Re, scegliessero il meglio, il quale si conosceva dalle macchie nere sul corpo e gli altri, come inutili o pericolosi, ammazzassero424. Ed in questa guisa anche fra gli uomini la monarchia avrebbe potuto andare, ma no, essi s’incaparbirono a volerla istituita di maniera che il figliuolo succedesse al padre, al nonno il nipote a gatta in sacco senza neanco badare se avessero la macchia nera sul corpo o che altro, che valesse a distinguere il birbo dal galantuomo; nè a farne smettere la usanza valse la esperienza, la quale dimostrò che quando si trovavano principi come i polli di mercato, uno buono e l’altro cattivo, bisognava appiccare il voto, e nè anche i gravi precetti di una catasta di filosofi e politici, fra i quali mi