Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/81

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nelle sue commedie non dubitò raccontarlo: ma egli era conte, ed io sono un Asino. Questo però ti affermo che avventuroso saria stato il mondo se molti fra i re non avessero dovuto obbligo della corona a partito più tristo di quello che il palafreniere di Dario adoperò.

Il Macchiavello m’insegnò ancora che le perpetue contenzioni degli uomini intorno ai diversi modi di reggimento erano fisime prette; conciossiachè, esemplificando alla sua maniera, mi fece conoscere che Silla e Mario ressero una repubblica, e Cleomene ed Agide furono re. Il Popolo è un creditore, i Principi debitori; se questi per malvagità propria o per vizio di pubblico costume sono imbroglioni e bindoli, e se per vilezza dei Popoli lo ponno essere impunemente, a che montano patti leggi e statuti? Le leggi, fu detto ab antiquo e bene, sono tele di Ragnatelo che chiappano le Mosche e dai Bovi sono rotte. Siate meno cupidi di avere, seminate amore di Patria, non bandite il sagrifizio ma fatelo, disprezzate la vita; ed allora nelle Repubbliche non si vedranno comparire Silla nè Mario, e nei regni torneranno a governare Cleomene ed Agide. Fatti vogliono essere, non parole; e chi vuole cavare dai tiranni cappa o mantello, baratti nella bottega del beccaio la sua lingua col pugnale, col quale Virginio consacrò agli Dei infernali il sangue della