Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/84

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narsi ai Romani dei vecchi. Tu qui, mi figuro, che dirai: oh! ch’è quello che fa i principi birboni? Gli fanno birboni i costumi pravi, la troppa abbondanza di ogni ben di Dio, le male pratiche, i ministri borsaioli, gli eunuchi spilorci, i cortigiani melloni e schifi, e finalmente la solenne buaggine loro dei pubblici negozii. Ed io sovente ho sentito raccontare da babbo buon’anima come Diocleziano d’imperatore tornato cittadino soventi volte costumasse dire: che a governare col cervello sotto la berretta gli è un osso duro. Quattro o cinque cortigiani più che altro degni di bastonare i pesci s’indettano a infinocchiare il principe e, quello che vogliono si faccia, dannogli ad intendere; l’acqua corre per coteste grondaie, epperò gl’indegni che dovriensi bandire promuovonsi ai maestrati; i buoni che sarebbonsi a chiamare si bandiscono. Insomma, e questo pure diceva Diocleziano, il principe per quanto prudente, buono e sottile egli sia, va soggetto ad essere menato pel naso da’ suoi cortigiani. Io poi ti ho voluto riportare le parole di Diocleziano appuntino, onde tu conosca a tasto come il principe buono davvero è così raro a trovarsi come una Mosca bianca425."

Il guaio grande dello umano consorzio mi disse il Macchiavello giacere nei preti, non già nella religione, necessarissimo,