Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/86

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il nemico? Ma scappa, Asinaccio, scappa, e non sei scappato ancora»" Ed io da capo senza turbarmi: «scapperò, ma dimmi prima: il nemico mi ammazzerà?» E quegli: «Io giudico che ti lascerà in vita, come quello che ne avrà bisogno per sè.» — «Bene, soggiunsi io; ora chiariscimi un’altra cosa; ci è egli pericolo che il nemico voglia mettermi due basti?» — «Oh! come vuoi tu che due basti sulle tue groppe capiscano? Te ne metterà uno solo» — «Secondo il solito?» — «Secondo il solito.» — «E allora, conclusi io, scappa tu se vuoi, e poichè un basto mi toccherà sempre a portare, io non mi muovo, continuo a mangiare fieno426.» Questo conoscimento mi venne dalla politica: gli uomini non l’ebbero mai; e, se io dica il vero, rivanga con la mente i ricordi del Popolo arrogante, che si vantò cervello del mondo; costui, scannato un re, ne soffre cento, poi infastidisce i cento e torna ad uno fabbricato di carne pesta (avverti carne, non carta), semina ossa come fiori in tutta l’Europa per sostenerlo, poi gli viene in uggia e, scossolo giù dalle spalle, si ripiglia i parenti dello scannato; un bel giorno via anch’essi ed in vece loro altri più lontani; poi neppure questi; Repubblica ha da essere; un poco più tardi al diavolo la repubblica e prorompe furioso a rimettersi da sè le manette ai polsi. Viva Dio! Oh! non era meglio che questo Popolo cervellone si ri-