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98 Brani di vita


Che cosa sono, che cosa fanno tutti quei fratacci di mille colori, ma tutti lerci ad un modo! E nelle chiese che cosa significano quelle mascherate buffe, che cosa vogliono dire le riverenze, le smorfie, i segni cabalistici di tutti quei preti coperti da pianete, da stole, da mitre asiatiche, da stoffe d’oro? Gli incensi che fumano, gli inni ululati, i salmi miagolati sorprenderebbero il buon Arpinate, che cercherebbe senza dubbio di metter la testa tra le imposte della sagrestia per vedere se gli auguri ridono tra di loro come ai suoi tempi.

E i cannoni? E i fucili? Non è facile capire quel che potrebbe passare pel capo a un legionario di Farsalia che si trovasse alle grandi manovre, o a un capitano di una trireme d’Azio che assistesse agli esercizi della Regina Elena ed ai tiri del cannone da cento tonnellate.

Il giuoco del lotto colpirebbe la fantasia del resuscitato quasi quanto i palloni areostatici, per poco che ne intendesse il meccanismo. E se arrivasse a capire le teorie umanitarie che i governanti sviluppano nei discorsi della Corona e nei discorsi dei Ministri, non potrebbe mettere insieme la contraddizione patente e volgare tra le parole e i fatti, non potrebbe capire che si parli come Catone e si agisca come Verre.

I telai, la macchina da cucire, la macchinetta da caffè, il cavaturaccioli lo empirebbero di maraviglia. Ma più si maraviglierebbe se potesse entrare in un Ministero e vedesse che, per ordinare il restauro di un muro in un edificio del governo, ci vuole un