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In vacanza | 243 |
Dietro all’albergo c’è il monte dove comincia l'indlansis, cioè l’immenso ghiacciaio che copre tutta la Groenlandia, salvo le spiagge, dove il mare reca un tepore relativo in questa stagione. Ne feci la salita alcuni giorni sono con una guida Esquimese che biascica qualche parola inglese, e si chiama Tapioca. I nevai erano un po’ fradici ed anche con gli sky si affondava.
Salvo la vista del mare dove nuotavano fitti i massi di ghiaccio galleggianti, non c’era cosa che meritasse la pena. I ghiacciai sono più ineguali ed aspri dei nostri, ma meno pericolosi perchè hanno meno crepacci. La parte migliore della gita fu una coscia fredda d’orso bianco arrosto, lardellata di ventresca di foca. Non so se fosse l’appetito, ma mi parve un cibo da cardinale. Tapioca fu del mio parere. È miracoloso quel che uno stomaco esquimese può contenere in fatto di solidi e di liquidi! Ci furono dei momenti in cui guardavo Tapioca con terrore. Chi sa mai! Se fosse cannibale?
Fra i camerieri dell’albergo c’è un giovinotto di Abbiategrasso che non mi parla mai e mi sfugge. Forse teme che io gli domandi quali casi l’abbiano condotto fin qua. Rispettiamo il pericoloso mistero!
Tutt’insieme questi quindici giorni trascorsi tra i 60 e 61 gradi di latitudine, tra i capi Farewel e Desolation, mi hanno abbastanza ricreato. Due cose però non mi lasciano buona memoria; il sole di mezzanotte e gli Esquimesi.
Questo sole che non tramonta mai, mi turba i sonni. Veglio, come ora, a mezzanotte e dormo a