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320 Brani di vita

esterna che guarda Bologna è dipinto San Petronio e sull’altra che guarda Modena, San Geminiano. Così i santi patroni delle due città guardano ciascuno la propria.

Nel luogo non c’è nulla che fermi l’attenzione. Un torrentello, un ponte ed una casa come se ne trovan cento lungo la via. Eppure qui, o poco lontano, si combattè una celebre battaglia in cui un re fu fatto prigioniero e da cui scaturì un poema celeberrimo. Il luogo si chiama la Fossalta, il prigioniero re Enzo, figlio dell’imperatore Federico II, e il poema La secchia rapita!

Quando il re Enzo cadde in mano dei Bolognesi aveva ventiquattro anni ed era “bello di corpo, con un’angelica faccia, avendo i capelli biondi istesi fino alla cintura”, come narra l’Alberti. Fu messo in carcere comodo e decoroso, ma così strettamente guardato che non potè uscirne che morto. Melanconica fine dell’aquilotto imperiale spentosi tristamente nella ferrea gabbia, quando tante speranze gli sorridevano!

Poichè Enzo, se non aveva mai visto il suo regno di Sardegna, aveva già guidato gli eserciti dell’Impero alla vittoria. Era corso fino alle porte di Roma, minacciando papa Gregorio che lo aveva scomunicato e, comandando la flotta, sconfiggeva i Genovesi alla Meloria, dove poi doveva cadere per sempre la potenza di Pisa. Tante promesse dalla fortuna dovevano seppellirsi in una oscura prigione, mentre a chi sa quali altezze si sarebbe levato questo giovane che, quasi adolescente, vinceva le battaglie!