Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/133

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come un’ombra 123

casa mia e partì per non più ritornare. Io le giurai che l’avrei seguita dovunque, e da quel giorno ella se ne va in giro per il mondo con quella inesperta megalomane di sua zia, fingendo di non avvedersi di me che la seguo come la sua ombra e che in questa disperante vicinanza l’amo e la desidero sempre di più e sempre più inutilmente. E stasera, vede, io ho sofferto il martirio perchè ella ha accettato il braccio di un uomo e costui ha osato stringerle la vita.

Quasi evocati dalle sue parole la signora Elsa Laurati ed il suo cavaliere s’affacciarono in quel momento nel vano della portiera sollevata a mezzo e gli occhi color d’acciaio della giovine donna avvolsero me e suo marito in un rapido sguardo balenante d’ira e di sospetto.

Egli, appoggiato alla parete con le braccia conserte, sostenne quello sguardo come una sfida, ma non appena ella scomparve si morse le labbra ed i suoi occhi ridivennero foschi.

— L’ha veduta? — egli mormorò fremente. — E ancora al braccio di quell’uomo.

— Non vi badi, — io gli consigliai con serenità, — sua moglie ama lei e non quell’uomo, glie lo affermo io con quella non poca esperienza che posseggo dell’illogicità femminile.

— Non è possibile, — egli rispose sollevando lentamente le spalle. — Ella dovrebbe