Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/180

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170 nessuna colpa

l’avrei forse più riveduta senza l’incontro così casuale, quasi direi così fatale d’oggi.

— È probabile, — ella mormorò freddamente, a fior di labbra.

— Ebbene, bisogna ch’io approfitti di questi pochi minuti che il destino mi concede per farle una confessione.

Ella gli gettò un’occhiata interrogativa sollevando le sopracciglia. Egli proseguì:

— In tutto quello che accadde io fui senza colpa; io fuggii vilmente, è vero, ma fuggii per non essere colpevole più tardi, per salvarmi da una terribile tentazione, per togliermi ad una situazione dolorosa e falsa.

Ella lo osservava stupita e interdetta, pur sentendo nella sua voce l’accento della verità.

— Io avrei amato e sposata Viviana se vicino a lei non vi fosse stata un’altra donna infinitamente più bella, più attirante, più inquietante, se vicino a Viviana non vi fosse stata lei.

Le ultime parole furono appena susurrate con un’ansietà quasi timida, con uno sforzo quasi angoscioso e la donna che le ascoltava ne fu scossa.

— Il mio torto fu quello di lasciarmi trascinare dalle circostanze fino ad un momento troppo decisivo e poi di fuggire vigliaccamente, con un pretesto puerile, meritandomi l’odio di Viviana e il suo disprezzo. Ma se