Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/189

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è scritto nel destino 179

stanza umana, fatta d’inquietudine, di tormento e di contraddizione. Di contraddizione specialmente, la quale la spingeva a rinnegare oggi ciò che era stato la sua gioia di ieri, a rimpiangere domani la sua schiavitù di oggi.

Fatalmente per questa maligna malattia del suo spirito, ella già si pentiva di aver spezzato poche ore prima la sua catena, già rammaricava la libertà concessa all’amante, già si sentiva gravare addosso la solitudine e il vuoto del suo cuore.

Giunse a casa sua, dove la matura cugina l’aspettava, con un mal di capo così violento che si pose subito a letto e vi rimase quasi tutto il giorno. Le pareva che fosse inutile alzarsi, muoversi, ricominciare a vivere la consueta esistenza, quando l’unica ragione della sua vita era scomparsa, non la sorreggeva, non la incitava più. Sempre, quand’ella ritornava dopo aver passato con Ugo alcuni giorni, erano telegrammi e lettere senza fine per esprimersi l’un l’altro tutto il rimpianto della lontananza, per ricordare ad uno ad uno tutti i momenti più gaudiosi o più dolorosi della loro intimità, per affrettare col desiderio e con l’augurio il rinnovarsi di un altro incontro, di un’altra più lunga vita in comune.

Ora nulla. Ella non telegrafò e non scrisse nè ricevette da Ugo una parola. Eppure le