Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/190

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180 è scritto nel destino

pareva sempre che una parola di lui le dovesse giungere da un giorno all’altro, da un’ora all’altra, anche una sola espressione di ricordo o d’amicizia, anche solo una domanda semplice che le chiedesse notizie del piccolo astuccio d’oro dimenticato vicino a lei. Ma non giungeva nulla ed ella non osava, non poteva scrivergli per la prima mentre ella stessa aveva così fermamente voluto la fine del loro amore, lottato quasi contro la volontà di lui per mantenersi incrollabile nella sua fiera risoluzione.

Ed intanto i giorni passavano vuoti ed eguali, veniva il tempo in cui tutti fuggivano la città ed Enza ignorava ancora come e dove avrebbe trascorso i suoi mesi estivi. L’anno innanzi s’era lasciata portare da Ugo in un paesetto di montagna e vi aveva vissuto parecchie settimane di felicità. Ella rammentava ora con quale entusiasmo s’era procurato i pesanti abiti, semplici, comodi, quasi mascolini di taglio e i larghi feltri molli destinati alle escursioni che non aveva poi nemmeno tentate. Ma ora che le importava di vestiti e di cappelli se non dovevano piacere ad Ugo, se dovevano solo adornarla per sè stessa o per gente estranea?

Come tutti i grandi amori il suo s’era circondato di solitudine e di mistero, l’aveva isolata dal mondo, costretta a trascurare amici ed amiche, troppo sospettose e vigili