Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/244

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234 un uomo di coraggio

poichè da buon filosofo egli non si meravigliava mai di nulla, si fece portare il mattino a Fuscaldo ove fu introdotto in un vecchio edificio a vari stili sovrapposti, chiamato per l’imponenza della sua mole castello, ed attraverso a cortili, a scale ed a corridoi, giunse ad un salottino barocco, nel quale una signorina bella, alta e bionda, vestita a lutto sedeva a leggere presso una finestra. Ella s’alzò al suo entrare, con un sorriso accogliente, parlandogli con una voce melodiosa:

— Certo ella si sarà sorpreso che io l’abbia chiamato qui senza conoscerla di persona, ma io conosco ed ammiro le cose sue, da molto tempo, ed ho grande stima del suo ingegno. Vogliamo andare a prendere visione della galleria?

Federico s’inchinò in silenzio e la seguì docilmente fino ad un lungo corridoio semibuio, ove s’allineavano sulle pareti guerrieri e cardinali, monache e dame, magistrati in toga e ufficiali in uniforme.

— L’ultimo è questo: mio padre, — ella disse accennando ad un ovale allungato dal quale un vecchio signore in marsina e pelliccia guardava altezzosamente dinanzi a sè, attraverso al cristallo del suo monocolo.

— Povero babbo! — ella soggiunse in un sospiro; — sei mesi fa passeggiava ancora qui, vegeto e sano; una sincope l’ha strappato alla vita in poche ore.