Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/256

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246 dame a scegliere

conte Villalba, l’uomo più noto per l’eleganza, per lo spirito, e per le avventure fra quanti ne accoglieva quella notte casa Langhirani. Flora Bonamici, vissuta fino ad allora con una zia in campagna, lo aveva veduto per la prima volta quella sera stessa ed alle poche domande di lui aveva risposto con tale grazioso impaccio, con tale sottomesso tremore di colombella turbata che Villalba, sebbene avvezzo ad inquietare i cuori femminili, se n’era sentito lusingato ed interessato. Ora ella, attirata quasi fatalmente dal suo sguardo e dal suo sorriso, si diresse verso di lui e con la sua timida grazia ancora un poco infantile lo invitò a ballare con lei quell’ultima quadriglia.

Villalba si staccò dal gruppo dei suoi amici, le offerse il braccio e s’avviò con Flora Bonamici al centro della sala, disponendosi fra le coppie in mezzo all’attenta meraviglia di tutti. Egli inchinava verso di lei la sua testa dalla tempia già alquanto grigia ma segnata di nobiltà e di forza e le parlava a bassa voce scoprendo i suoi bianchissimi denti fra le labbra fresche ombreggiate da corti baffi bruni, non staccando un momento i suoi occhi neri dagli occhi chiari della fanciulla. Ed ella non s’avvedeva che tutte le donne raccolte in quella sala dimenticavano l’uomo che avevano accanto per osservarla e per invidiarla. Nessuno aveva mai veduto danzare