Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/257

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dame a scegliere 247

Dario Villalba e non si comprendeva perchè quella piccola provinciale nè più bella, nè più elegante delle altre lo avesse indotto a farle da cavaliere. Ella intanto tradiva da tutta l’espressione ingenua del viso e degli occhi una felicità profonda e ignota che la isolava dai presenti, che la faceva vivere quasi in un sogno accanto a quell’uomo dal quale un fascino non mai provato si sprigionava e l’avvinceva.

Finita la quadriglia, egli la condusse presso sua zia, la marchesa Eulalia Bonamici, la quale l’attendeva in una sala attigua conversando con alcuni uomini maturi. L’ampia scollatura e la maestosa maturità della marchesa scomparivano quasi fra un gruppo di marsine, di sparati e di cranii poco guerniti, quando Flora al braccio di Dario Villalba apparve sulla porta e si fermò presentando alla zia il proprio cavaliere.

— Oh, Villalba, siete voi? — esclamò la florida vedova correndogli incontro quasi a braccia aperte; — noi c’incontrammo nel castello di Ferrania di cui eravamo entrambi ospiti alla stagione delle caccie, dieci anni fa. Non vi ricordate dunque?

E parve mettere in quel «dunque» un senso misterioso quasi un sottile legame di piacevole complicità. Ma Villalba sembrò non prestarsi al gioco, solo atteggiò il volto ad una esagerata espressione di stupore.