Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/269

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la signora è tornata 259

inseguimento taciturno, un breve colloquio misterioso, quasi febbrile e quasi ostile. E Claudio Montale, che viveva da più di un anno e mezzo solitario e triste nel rimpianto inguaribile d’una donna perduta e ancora amata, s’era creduto all’improvviso liberato dall’incubo del ricordo, sentendo di poter riposare ed esaltare in costei il fervore di un desiderio antico e nuovo, di poter placare e addolcire in questa ignota creatura il tormento ostinato che la mancanza dell’altra gli procurava. Dopo tanti mesi della più torturante fedeltà, della più necessaria costrizione egli aveva trovato finalmente fra quelle braccia esili e bianche la smarrita gioia della sua vita e tale ne era stata la stupita felicità che egli aveva promesso a sè medesimo di non più lasciarla sfuggire.

Ora la donna, invece di tornare alla sua lontana città dove il marito, un maturo professore universitario e i due suoi bambini l’attendevano, s’era lasciata indurre dalla travolgente passione dell’amico ad abbandonare l’uno e gli altri per lui e, partendo sola per non destare i sospetti di certe vigili conoscenti, lo precedeva di alcune ore in quella sua nascosta villetta dov’egli doveva raggiungerla per non lasciarla mai più.

Egli stesso avrebbe voluto accoglierla ed accompagnarla nel mistero di quel rifugio di amore, dove già l’altra aveva a lungo e tante