Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/27

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la falena e il lume 17

che io feci chiamare un medico in una farmacia, tanto più che il nostro dottore curante era assente per alcuni giorni e mi era impossibile avvertirlo.

Venne prontamente un giovane alto, dall’apparenza seria e distinta, prodigò a mia madre cure energiche ed efficacissime e se ne andò all’alba, lasciando il proprio biglietto. Vi gettai appena uno sguardo, lessi un nome ignoto, l’indicazione d’una via e d’un numero telefonico che non mi dissero nulla. Ma più tardi lungo la giornata, quel nome, Ermanno Vallè, mi ritornò più volte alla memoria come una di quelle musiche già udite che appena accennate s’ostinano nel pensiero e non l’abbandonano più. Ermanno Vallè: dove avevo sentito o letto quel nome? Improvvisamente il domani al mio primo destarmi mi trovai l’enigma decifrato nel cervello, come se nella notte, durante il sonno, il suo lavorìo oscuro continuando a indagarlo l’avesse risolto. Ermanno Vallè era il marito di Sofia Rioss, la mia compagna di convento. Andai subito al telefono, domandai della signora Vallè e la voce che risuonò nell’apparecchio non mi lasciò più dubbio. Era veramente la mia buona, soave, romantica Sofia, la quale non appena dissi il mio nome, mi manifestò la sua gioia con le più commosse esclamazioni, invitandomi immediatamente a casa sua perchè io vedessi i suoi bambini che erano tre amori,