Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/69

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un piccolo segreto 59

trillo discreto risuonò all’interno, ma l’uscio rimase chiuso.

— Dio mio, egli non c’è, — sospirò la donna gettando uno sguardo al suo piccolo orologio. E notò che esso segnava le quattro e mezzo e che a quell’ora le lezioni di Franco erano finite da un pezzo. Premette una seconda volta e un poco più a lungo il campanello, col cuore che già le doleva di tristezza e di delusione, ma la porta rimase immobile dinanzi al suo sguardo afflitto.

— Bisognerà che io me ne vada e che ritorni domani, — riflettè volgendosi per andarsene a malincuore, ed in quell’atto le venne sottocchio la porticina in fondo al corridoio, la porticina segreta, la porta degli incantesimi. Immediatamente il suo volto si rischiarò. Come mai non le era balzato subito nella memoria il piccolo segreto che Franco le aveva un giorno rivelato? Bastava sollevare alquanto il battente, sospingerlo col ginocchio, forzare leggermente, ed ecco, l’uscio s’apriva dietro il paravento giapponese ed ella entrava nello studio, attendeva pazientemente l’amico e si assicurava una volta di più d’essere ella sola là dentro signora e padrona.

Ora le parole stesse di Franco le tornavano al pensiero e finivano di disperdere nel suo cuore l’inquietudine malinconica di poc’anzi. Tutta lieta s’accinse a tentare l’esperimento,