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60 un piccolo segreto

sorridendo tra sè di quel gioco curioso che aveva un leggero sapore d’avventura ladresca. Depose in terra la borsetta e il grande manicotto e col cuore che le batteva come se compiesse un’azione disonesta, s’avvicinò alla porta, ne sollevò il battente e lo forzò con le ginocchia finchè lo sentì cedere sotto il suo peso, scricchiolare sui cardini, aprirsi di colpo.

Involontariamente gettò un piccolo grido, ma la voce le rimase strozzata in gola e d’istinto ella indietreggiò, pallida come una morta: Franco Devalle le stava ritto dinanzi.

Franco la guardava con un volto corrucciato irato irriconoscibile. Egli aveva i capelli in disordine, la blusa da lavoro male abbottonata, i colori disseccati sulla tavolozza che teneva in mano e la sua voce tremava.

— Tu qui? Ma lo sai che oggi non t’aspettavo? E perchè entrare a quel modo?

La sua voce tremava mentre egli le ripeteva queste domande sommessamente, parlandole sul volto come per non essere udito da altri. Ma ella, appoggiata al muro con la bocca suggellata dallo stupore e le sopracciglia congiunte sugli occhi spalancati nell’ombra del velo nero, non rispondeva.

— Ho ricevuto in questo momento la visita d’una signora che vuole un ritratto, — egli proseguiva con voce sempre sommessa