Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/73

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L’IMMAGINE E IL RICORDO.


Si parlava d’amore e di ritratti.

— Contemplare l’immagine d’una persona cara quando ella è lontana o si è perduta è l’unico conforto alla tristezza di un amante, — affermava Fernando Alviti, con quella sua voce lenta e nasale che arrotondava le sillabe e con quei suoi gesti raccolti e circolari che gli davano un’aria pretesca.

Io sostenevo il contrario.

— Un ritratto è cosa tanto muta e tanto fredda in confronto all’immagine che l’innamorato porta in sè stesso e vede con gli occhi del suo desiderio e del suo rimpianto. Dopo un certo tempo, che è il periodo ancora dolce sebbene già malinconico dell’intenso ricordo, quel rettangolo di carta su cui s’immobilizza in un atteggiamento immutabile quella figura pura così viva, così inquieta, così varia nella fantasia, diviene intollerabile