Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/72

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62 un piccolo segreto

vemente con la voce strozzata e si chinò per raccogliere la sua borsetta e il grande manicotto rimasti a terra. Quindi s’avviò con le gambe che male la reggevano, col cuore che le pesava come piombo, verso la porta. E adagio, appoggiandosi alla ringhiera, discese i centoquindici gradini e sopra ognuno di essi le parve di calpestare coi suoi stanchi piedi una delle illusioni che vi aveva lasciato salendo. Ma giunta in basso ebbe un attimo d’esitazione. E se veramente Franco non le avesse mentito? Se quella visita fosse innocente come egli affermava? Poteva forse assicurarsene aspettando la donna, spiandola quando usciva, cercandole in volto le traccie del tempo passato lassù. Si scosse, scacciò queste ingenue supposizioni, comprese quanta stolta speranza e quanto tenace amore esse tradissero ancora, si vergognò di sè medesima, si compianse amaramente.

Ed uscì in fretta come se temesse di ricadere nell’errore, salì in una carrozza, diede senza esitare l’indirizzo di casa sua.