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la matrigna 75

— Che cosa si diceva? — domandò Rino senza guardare il compagno, mentre s’inoltravano tra le file dei lettini candidi.

— Dicevano che tuo padre sposa la figlia del sottoprefetto, quello dalla barba bianca che viene spesso a trovare il direttore.

— È una frottola, — disse Rino dandogli una spinta irosa nel dorso e passò oltre senza più guardarlo. Poi si spogliò in fretta e si rannicchiò nel suo letto pensando alle parole di Rocco Deluca.

Avrebbe avuto una matrigna? Era vera quella notizia od era uno dei soliti scherzi cattivi del compagno? Egli aveva perduto la madre bambino e gli pareva impossibile che dopo otto anni di vedovanza suo padre pensasse a dargli una matrigna. Eppure una segreta e oscura ansia lo avvertiva che quel fatto poteva accadere, che quel fatto forse accadrebbe. E com’era questa figlia del sottoprefetto? La immaginava biondastra, secca, vestita di grigio, con un viso falso e sorridente, mellifluo e bilioso come il nome odioso di matrigna gli suggeriva. Si ricordò che un suo piccolo amico d’infanzia, figlio d’un professore di latino, aveva una matrigna fatta così e si diceva che il professore, mortagli la moglie, aveva sposato la serva. Ma la figlia del sottoprefetto era una signorina e suo padre non poteva sopportare le donne brutte. Difatti le cameriere di casa erano sempre