Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/89

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la matrigna 79

che parea rosea alla trasparenza e scarpine di velluto nero allacciate alla greca sopra la caviglia. Una gamba stava sovrapposta all’altra ed ella aveva appoggiato al ginocchio il gomito e sulla mano il mento e lo guardava con un leggero sorriso. Lo guardava di sotto in su con due occhi larghi, non neri e non grigi e non azzurri, ma misti di tutti quei colori e gli sorrideva con una bocca un po’ tumida, un po’ sporgente e rossa come un piccolo frutto.

Allora Rino Ponti sorrise anche lui e tolse le mani dalle tasche della giacchetta per stringere quella che la sua matrigna gli porgeva.

— Spero che ci vorremo bene, — ella disse con una grazia semplice e vivace, ed alzandosi d’improvviso se lo trasse vicino e lo baciò sulla tempia. Erano egualmente alti, egualmente smilzi ed il signor Ponti rise guardandoli ed osservò con tranquilla malizia: — Sembrate voi altri due gli sposi.

— Mi chiamerai Isa, semplicemente, — ella soggiunse prendendogli il braccio; — saremo come fratello e sorella; io la sorella maggiore, tu il fratellino minore, non è vero?

Rino accennò di sì col capo, con gli occhi, col rossore ingenuo e ardente delle sue guancie; ma durante il viaggio, in carrozza, in treno, in automobile, le rivolse raramente la