Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/112

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amalia guglielminetti

benigno mi permette di darvi, e proprio in questo momento, ampiamente e nel modo più chiaro, la prova che mi domandate.

— Non comprendo.

— Comprenderete quando vi dirò che voi mi mettete con le spalle al muro e mi costringete a rivelarvi un piccolo o grande segreto d’amore che due persone soltanto, le due persone più direttamente interessate, conoscono.

— Spiegatevi meglio, vi prego.

Gigi Demarinis trasse l’orologio e disse:

— Sono le cinque e un quarto. Tra dieci minuti voi riceverete la visita di una signora che ci onora entrambi della sua amicizia.

— La cosa non mi sembra straordinaria.

— Infatti è semplicissima. Ciò che però è alquanto meno semplice è questo: che, sotto l’apparenza di una amabile visita e col pretesto di sorbire una innocua tazza di thè, la suddetta signora verrà qui per ritirare dalle mie stesse mani un pacco di lettere eccessivamente compromettenti e per suggellare con quest’atto definitivo la fine di un amore che è durato un anno e che si è svolto nel più profondo segreto, nel più impenetrabile mistero.

— Ma perchè proprio qui!

— Perchè quest’atto doloroso e diciamo pure disgustoso per tutti e due deve sempre a parer mio avvenire sopra un terreno neutro,

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