Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/127

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la donna vertiginosa

anni potrai rifarti con mio cugino William Shepherd la fortuna che hai perduto con me. Accetti?

Emo Siniscalchi non rispose. Alzò gli occhi al soffitto e soffiò in aria, lentamente, il fumo della sua sigaretta, ciò che gli permise di trarre con eleganza un lungo sospiro iroso.

— Pensaci. Io intanto vado a vestirmi per la colazione — concluse Zoia. E s’alzò, raccolse nel pugno lo strascico della sua amazzone, volgendosi a sorridergli e dirigendosi alla sua camera.

— Io vado fuori con un amico — le rispose Emo di malumore mentre ella scompariva dietro il battente socchiuso.

Gettò indietro le coperte, suonò ed ordinò il bagno. Quando fu vestito uscì dall’albergo senza salutarla, prese una carrozzella e si fece portare al Castello dei Cesari. Mangiò svogliatamente tutto solo a una piccola tavola d’angolo sulla vasta terrazza, poi discese a piedi dal colle e si trovò in una piazza, davanti a un tranvai elettrico che partiva. Vi salì senza sapere dove fosse diretto e andò a finire presso il lago di Nemi.

Girovagò parecchie ore con l’anima scontenta, più esasperato che confortato da quella solitudine piena di fresca serenità; e la sera alle nove rientrò all’albergo ripreso da un desiderio

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