Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/145

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dite la verità

lasciavano dire le sue arroganti verità rimbeccandolo con eguale impertinenza, oppure canzonandolo con un beffardo ed amabile compatimento.

Il sindaco, il vicario, il sottoprefetto e le altre autorità venuti a rendere omaggio alla giovine signora Delisi, alla sposa del più cospicuo proprietario della cittadina, se n’erano andati per non più tornare, offesi, scandalizzati ed atterriti dalla brutale franchezza del padrone di casa, il quale servendo loro un principesco rinfresco vi aveva aggiunto per ognuno di loro un apprezzamento di così bruciante realtà, che ciascuno se n’era sentito nell’intimo indignato, pur non potendo per la verità delle parole, rivoltarvisi palesemente.

— Qui si sta benissimo, — ripetè Massimiliano scandendo le sillabe con una smorfia di dispetto. — Vedi come continui a falsificare le cose? Tu pensi tutto il contrario, lo so perfettamente.

— Il dirlo non serve a nulla, — sussurrò Fausta quasi a sè stessa, e s’alzò, andò ad appoggiarsi alla balaustrata della veranda, forse per osservare meglio lo scintillìo luminoso delle lucciole che vagavano ora a miriadi nell’ombra del giardino, forse per interrompere quella conversazione vana e ormai troppe volte ripetuta.

Ma suo marito ve la raggiunse dopo un

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