Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/151

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dite la verità


— Oh via, — proruppe indispettito Massimiliano, — dipinta o non dipinta è una bellissima creatura, non c’è che dire.

— Dissimula almeno dinanzi a me i tuoi trasporti d’ammirazione.

— Perchè devo dissimulare? È la verità.

Questa verità egli la dovette esprimere il domani e i giorni seguenti alla signora Silvia Artali, la quale sembrò compiacersene come qualunque bella donna si compiace dell’omaggio reso alla propria bellezza.

Allora anche Furio Artali incominciò a corteggiare discretamente la giovine moglie del suo amico, forse per compensarla della noncuranza in cui la lasciava spesso il marito, forse per semplice dovere di cortesia e di galanteria verso la sua graziosa ospite.

— Ma come mai potete vivere con un uomo così sgarbato, voi che siete una piccola sensitiva, così fine, così squisitamente donna? — egli le chiedeva un giorno sedendole accanto all’ombra dei salici piangenti, presso quello stagno fosco ch’ella rivedeva solo per la seconda volta, tanto l’aveva rattristata al suo arrivo.

Ora ella lo contemplava senza malinconia sentendosi accanto un amico, qualcuno che la blandiva con parole di lusinga e di tenerezza. Le piaceva anzi quel luogo taciturno e un po’ tetro, quella solitudine cupa d’ombre nere e

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