Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/174

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amalia guglielminetti


— Spero che avrai anche invitatato altre persone, — disse Lucia con indolenza, fissando un lungo e sottile tralcio che dondolava al vento la sua elasticità quasi felina.

— Non l’ho invitato. S’è offerto spontaneamente di sottoporsi al viaggio abbastanza lungo e noioso per il piacere di rivederti. Non ti sembra un atto cortese?

— Ma sì, cortesissimo, — confermò la fanciulla sbadatamente.

— È così buono quel caro ragazzo! — esclamò con voluto slancio d’entusiasmo sua madre.

— Perchè non dici anche: «è così bello e così intelligente?» — rise mordacemente Luciana.

— Questo no. Sarebbe un esagerare i suoi meriti. Ma quando un uomo possiede un nome come il suo, non ha bisogno di essere nè un Adone, nè Dante Alighieri. I principi azzurri ed i poeti biondi esistono soltanto nei sogni delle ragazze romantiche. Le altre pensano innanzi tutto a crearsi una posizione, e quando già possiedono la posizione, cercano di procurarsi un titolo che permetta loro di figurare degnamente in società.

— Mi hai già ripetuto tante volte questi argomenti, — sospirò sua figlia, riaprendo il romanzo e fingendo di immergersi nella lettura.

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