Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/207

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come guarì luciana vannelli

cratiche, — la quale talvolta insorgeva in acute grida, e in contumelie villane. Ora però, con un dominio sorprendente su sè medesima, la signora Magda riuscì a trattenere l’ira e gli insulti e a ordinare freddamente alla cameriera di mandarle il meccanico, ed al meccanico prontamente accorso, di prepararsi subito alla partenza.

Quel nome di Barbano era stato per lei un lampo burrascoso nell’ombra. Ella sapeva ora da chi e dove poteva attingere notizie di sua figlia, ma le occorreva risalire col pensiero fremente di corruccio a trent’anni innanzi, quando suo marito, che era allora «il signorino di Belprato» scavalcava il parapetto basso della finestra e saltava di piè pari nella sua stanza, fra i sacchi di biada e di carrube.

Doveva esistere ancora laggiù, in quella casa larga e bassa, fra i campi gialli di stoppie, da cui ella era uscita fortunatamente in tempo per diventare nel mondo delle persone dabbene la colta ed avvenente signora Vannelli, doveva esistere ancora laggiù un vecchio Barbano, padre del giovine Arrigo, di professione cacciatore in ogni genere di selvaggina, il quale era certamente consapevole del nascondiglio di quella piccola stupida di sua figlia e del suo scaltro rapitore.

Il vecchio Barbano fumava placidamente la pipa seduto sull’orlo del pozzo mentre ella si

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