Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/223

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l'ombra che scende

il quale dimenticava la propria sofferenza per rivolgerle le sue abituali parole di gentile galanteria e per informarsi con una affabile curiosità delle sue ultime vicende. E il povero viso incavato dell’infermo s’era tutto illuminato di gioia quando ella gli aveva detto in uno slancio di buon cuore:

— Resterò qui con voi finchè sarete guarito. Mi accettate per vostra zelante infermiera?

— Dite piuttosto finchè sarò morto, mia piccola amica; se pure io potrò acconsentire a lasciarvi sacrificare così, anche solo per breve tempo, la vostra meravigliosa giovinezza.

Ma poichè la meravigliosa giovinezza di Mara contava già quarantacinque anni, ella la sacrificò senza troppi rimpianti durante tre mesi e mezzo, assistendo con una instancabile devozione il barone Almichi fino al giorno della sua agonia.

Quasi nessun disegno di materiale vantaggio, ma un impeto d’affetto pietoso l’aveva spinta ad offrirgli le sue cure, più refrigeranti per gli occhi e per l’anima dell’infermo che soccorrevoli al suo implacabile male; e quando egli dopo aver spedito un messaggio al notaio ed uno al prete le annunziò con semplicità che intendeva darle prima di morire il proprio nome e legarle la sua fortuna, ella non seppe manifestare altrimenti la sconvolgente gioia della sua gratitudine che met-