Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/23

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— Voi direte, amico mio, ch’io sono una donna di vecchie convinzioni e che ho scrupoli assurdi. Ma il mio rispetto per la casa altrui mi vieta d’accettare un convegno nella villa di Lucrezia Aloisi.

— La casa è sacra, — egli sogghignò, beffardo. — È una frase fatta.

— Che volete? Voi amate il paradosso e io amo le frasi fatte.

— Sono le sole cose ch’io vi credo capace d’amare.

L’avvocato Lucio D’Almea e la giovine vedova camminavano a paro lungo la marina popolata in basso d’innumerevoli lucciole e in alto d’innumerevoli stelle, mentre il ritmo uniforme delle onde segnava di monotone pause musicali gli intervalli del dialogo. Dalla pineta un mite sentore di resina scendeva a confondersi con l’aroma salso del mare.

— Avrete freddo alle spalle con cotesta scollatura. Volete che torniamo?

— Torniamo.

C’era nella voce di lei la vibrazione di uno


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