Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/24

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amalia guglielminetti

sdegno contenuto e una simulata indifferenza. L’uomo taceva, stanco di pregare. Egli era di coloro ai quali le cose a lungo desiderate sembrano meno belle, eppure Maria Farnese lo aveva più volte indotto a supplicarla e le rinnovate ripulse accendevano di nuove vampe il suo inutile desiderio. Ma ormai era ben deciso a non insistere oltre. Ella aveva opposto un rifiuto a venire nella casa di lui, adducendo come pretesto il timore di essere veduta da certi conoscenti che abitavano di fronte. Piccolo e strano pretesto per una donna così fiera, così autoritaria e così indipendente! Ora più nessun ostacolo si frapponeva: la villa disabitata dell’amica era a ridosso della collina, celata fra i lauri e gli ulivi, in un punto ove non passano che i misantropi e gli amanti. E i misantropi non si curano dell’umanità, e gli amanti non vedono nulla.

— La vostra amica vi diede licenza di frequentare la villa saracena in qualunque ora del giorno e della notte, senza distinguere se vi permettesse di andare a raccogliere le ninfee o a prendere il tè o ad accarezzare i cigni o a contemplare il mare dalla torre. E mi pare che non le si farebbe offesa recandovi un omaggio d’amore.

Per il tratto di strada che dalla punta protesa verso l’isola Gallinara conduce all’Hôtel,

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