Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/241

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l'ombra che scende


Tutto vi era rimasto come prima, perchè la baronessa aveva rispettato il buon gusto un po’ severo della disposizione e dell’arredo il quale s’addiceva bene allo stile grave dell’edificio ed al tenore di vita che ella intendeva seguire nell’andamento della nuova casa.

Ella, esperimentata conoscitrice di uomini, s’avvide subito dell’ottima impressione prodotta nel giovane e se ne allietò nelle proprie materne speranze. Jacopo Reaziani apparteneva ad un’ottima famiglia, ora alquanto decaduta pel disordinato sperperare del fratello primogenito, Attilio, figlio d’un’altra madre, che viveva a Roma e vi conduceva vita di nottambulo e di giuocatore. Appunto a causa delle sue dissipazioni la villa dell’Abbazia era stata venduta quasi contro la volontà di Jacopo, il quale aveva dovuto come sempre, piegarsi al prepotente insistere del fratello e concedere a malincuore il suo consenso.

Jacopo era un timido, intelligente e orgoglioso. Nato da un padre piuttosto attempato e da una madre molto giovane, risentiva nel carattere le debolezze esitanti di uno spirito immaturo insieme alla coscienza troppo vigile e pessimista, propria della vecchiaia. Perciò, dopo aver ceduto all’ostinato volere di Attilio, nello spogliarsi di un possesso che gli era caro, se n’era sentito così offeso e così sordamente incollerito che aveva abbandonato la sua città vi-


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