Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/63

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l’uncino

descenti e mi piaceva anche la leggera canzonatura delle sue parole.

Passai così un mese ad adorarla in silenzio, seguendola di lontano, avvolgendola di sguardi appassionati mentre ella si lasciava corteggiare da altri innamorati più arditi e più brillanti, o giuocava il tennis con giovani eleganti in chiaro costume sportivo, o danzava tutta una notte seminuda fra le braccia di uomini in marsina i quali la stringevano al petto con un visibile piacere.

C’era fra gli altri il figlio di un industriale milionario, Renzo Cervara, che eccitava più sordamente la mia gelosia con l’assiduità e la sfrontatezza della sua corte presso Livia. Ella sembrava non restarvi indifferente ed accettava di fare lunghe passeggiate in automobile o in canotto talvolta sola con lui od accompagnata soltanto da qualche giovane amica.

Ciò mi rattristava e mi esasperava, anche perchè ella si esponeva così ai commenti meno benevoli delle signore ed ai salaci motteggi degli uomini.

Qualcuno affermava in sua difesa che Livia si era fidanzata a Renzo Cervara e che il piccolo scandalo sarebbe presto finito in un ricco ed onesto matrimonio.

Senonchè un mattino il giovane partì in automobile dicendosi chiamato urgentemente dal

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