Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/70

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amalia guglielminetti


Ella mi fece rispondere che si trovava a letto malata. Replicai tranquillamente che l’avevo scorta al balcone e che l’aspettavo per salutarla prima di ripartire la sera stessa per Torino.

Attesi un quarto d’ora e quando finalmente ella trovò il coraggio di presentarsi col viso sgomento e la voce tremante di paura, io ebbi la forza di sorriderle con un compatimento benevolo e di dirle queste parole: «— Signorina, ella forse non ha mai osservato che cosa accade nelle case di campagna quando la secchia si stacca dalla corda e cade in fondo al pozzo. La massaia prudente che vuol recuperare l’utile oggetto va a cercare un uncino di ferro a tre punte, lo assicura alla corda e pesca nel fondo del pozzo finchè la secchia s’attacca pel manico all’uncino e ritorna in suo possesso. Ebbene, signorina, avendo perduto il suo primo fidanzato, ella, per ricuperarlo, ha fatto precisamente come la prudente massaia ed io sono stato l’uncino col quale, pescando e ripescando, ella è riuscita a ritornare in possesso di quell’utile oggetto. Io sono così modesto e così onesto che non le chiedo per questo servizio il minimo compenso, anzi, lo sbalordimento della sua faccia è tale in questo momento da destare in me la più indulgente pietà».

M’inchinai ed uscii senza aggiungere parola, e il domani ricevetti lo scrignetto di antico avorio coi vecchi gioielli di mia madre.

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